Il ruolo della bugia

Mentire è un comportamento diffuso non necessariamente un indice di psicopatologia. E’ noto che i bambini non hanno la stessa proprietà di linguaggio degli adulti, per cui spesso gli adulti chiamano bugia ciò che per il bambino è espressione di paure, di bisogno di rassicurazione o di percezione inesatta della realtà. Si può parlare di bugia quando si nota l’intenzione di “barare” e comporta un certo livello di sviluppo.

La capacità di “mentire” può essere considerata  una conquista cognitiva attraverso la quale il bambino cerca la sua posizione e indipendenza  nel contesto familiare. Dal punto di vista dello sviluppo ciò che ci preme segnalare è il passaggio dal raccontare la semplice bugia all’esibire abilità più complesse quali la capacità di contrattare  e  di negoziare. Decisamente significativo su tale svolta l’atteggiamento delle figure educative che devono essere fermi sul limite, chiari sul valore delle varie condotte, supportivi nel dare spazio; un mix non facile da realizzare.

Le motivazioni alla base del mentire possono essere diverse: alcune bugie servono a nascondere, altre ad esibire, vi sono bugie pubbliche e bugie private. Ogni età e ciascuno dei due sessi ha le proprie bugie tipiche. In alcuni casi, specie a partire dall’adolescenza, il motivo psicologico tipico della bugia è il bisogno di nascondere parti di sé, spesso un Sé ancora troppo insicuro per mostrarsi in pubblico. E’ caratteristica dei maschi l’uso della bugia come esagerazione delle proprie qualità soprattutto nella prima parte dell’adolescenza, quando a una vaga sensazione di potenza, non si accompagna ancora la percezione di competenze in grado di tradurla in atto. Per le femmine mentire può essere più facilmente connesso ad un clima relazionale di confidenze e segreti giurati e poi traditi, ad un gioco di rilevazioni e nascondimenti.

Per concludere vorremmo soffermarci sul ruolo della bugia negli adulti. Alle volte nascondere la verità a se stessi può aiutare ad affrontare meglio le situazioni problematiche. Si può chiamare “autoinganno terapeutico” l’ abilità di un soggetto a costruirsi visioni della realtà che lo conducano a cambiare fatti, eventi, reazioni etc non piacevoli. Se ad un individuo per esempio piace pensare che un evento è vero, può ripeterselo nella mente, scriverlo e citarlo ripetutamente con formulazioni diverse, sino a persuadere altri di ciò di cui vuole persuadere sé stesso. Se riuscirà ad ottenere tale scopo, quello della persuasione altrui, avrà costruito una credenza stabile nella sua mente, ma dovrà poi affrontare lo sforzo continuo di tenere in piedi un castello che può crollare da un momento all’altro.