Ogni anno, delle donne che partoriscono, una su sette accusa dei sintomi che spesso vengono trascurati. La convinzione che l’istinto materno prevalga su qualsiasi altro stato mentale è errata ma ancora molto diffusa. In un’ottica di prevenzione è quindi importante essere informati sul fenomeno per monitorare la comparsa della sintomatologia ed evitare che degeneri in un disturbo conclamato. Molto importante è distinguere correttamente gli episodi di alterazione dell’umore nel post-partum in baby blues e depressione post partum.
Il baby blues è provocato da più fattori: molto importanti sono i rapidi cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo il parto, lo stress psico-fisico legato al momento del travaglio e del parto, alle complicanze fisiche come i postumi del taglio cesareo che limitano l’autonomia della madre, l’ansia legata all’aumento delle responsabilità, l’insorgenza di imprevisti o contrasti con i familiari. Colpisce la stragrande maggioranza delle madri e il suo esordio avviene nella prima settimana dopo il parto. I sintomi (sbalzi di umore, tristezza, ansia, mancanza di concentrazione, senso di dipendenza) possono perdurare fino a tre settimane.
L’esordio della depressione post partum è sfumato e graduale e avviene dal terzo mese al primo anno dopo il parto. Le madri affette da questa patologia provano una eccessiva preoccupazione o ansia, sono estremamente irritabili e si sentono sovraccariche e sotto pressione. Spesso è presente una generale difficoltà nel prendere decisioni, l’umore è depresso, sono frequenti sentimenti di colpa e perdita di speranza nel futuro unita ad una marcata perdita di interesse o di piacere nel fare le cose. Sia il sonno che l’appetito sono compromessi ed è molto frequente che la madre avverta il bambino come un peso, non riesca a provare emozioni nei suoi confronti, si senta inadeguata nella sua cura, abbia paura a restare sola con lui, pensi di essere incapace.
È importante ricordare che una depressione post-partum non curata tende a cronicizzare e riduce le possibilità di sviluppare una buona sintonia col bambino, cosa che aumenta il disagio e complica la soluzione del quadro depressivo stesso.