Se lo spirito di competizione è sano e funzionale in contesti lavorativi e sportivi, potrebbe non esserlo in altri, come quello di coppia. Spesso non lo si riconosce ma è molto più diffuso di quanto non si creda. Se la competizione diventa eccessiva, il rischio è di viver sempre in una corsa continua in cui a prevalere è l’ io e mai il noi creando invidie, rabbia, risentimenti e tentativi di punizione che possono sfociare in vere e proprie violenze.
In alcune coppie può innescarsi un rapporto di competizione esagerata tra i due componenti per diversi motivi:
- mancanza di una comunicazione chiara,
- intolleranza alla frustrazione (ovvero la non accettare di non poter soddisfare tutti i propri desideri),
- convinzione di dare più forza al legame se l’altro è più debole di noi (ad esempio dal punto di vista economico o della salute),
- non accettare che l’altro sia autonomo perché concepito come una proprietà,
- timore che l’altro scappi se non gli facciamo sentire continuamente di aver bisogno di noi,
- aver paura di non esser mai all’altezza delle situazioni.
Nelle coppie che funzionano, si coopera per raggiungere obiettivi comuni mettendo a disposizione le proprie risorse, si sostiene l’altro nel raggiungimento di risultati propri. Per raggiungere un vero e proprio spirito collaborativo bisogna saper metter da parte le insicurezze e gli egoismi e riuscire a godere anche dei successi altrui, non solo dei propri.