In un periodo storico-sociale in cui prevalgono videogiochi e App varie, sembra venir meno quella concezione di gioco libero tanto importante per la crescita e lo sviluppo dei bambini. Non solo giocattoli predefiniti, ma la possibilità di sperimentare se stessi, lo spazio che li circonda e dare libero sfogo alla propria fantasia, non solo per pura scarica motoria o come bisogno di affermazione sul gruppo.
Il gioco “libero” non è solo quello con giocattoli, come sempre più spesso sembra che il mondo adulto tenda a pensare: strumento di divertimento può essere qualsiasi oggetto, ma anche il proprio corpo e anche uno spazio in cui il gruppo di bambini decide regole, forme e attrezzi necessari del proprio giocare. Ma questa attività, che ci sembra così naturale e naturalmente felice per i bambini, ha bisogno oggi di essere «protetta» e garantita.
Il gioco «libero» è conservato e alimentato, e per fortuna, soprattutto in luoghi specifici (ludoteche, luoghi educativi di animazione), mentre sempre meno e sempre meno attrezzati sono gli spazi aperti di libero gioco. Sono un ricordo lontano i cortili, i marciapiedi, le aree libere dove bambini di età diverse possono mettere in atto i giochi di movimento e di gruppo tradizionali. E in questi luoghi capita sempre meno di vedere bambini che si divertono con mosca cieca, quattro cantoni, i giochi di palla, nascondino. E sempre di più capita di osservare modi di gioco in cui il bisogno di movimento e di relazioni tra bambini prendono le forme imitative dei cartoni visti alla televisione e assomigliano a forme di pura scarica motoria o a bisogno di affermarsi.
Per favorire il gioco e per stare con un bambino che gioca occorre un tempo rispettoso dei tempi e dei modi del bambino, privo di preoccupazioni e valutazioni sul senso e lo scopo del gioco, disponibile a stare al confine tra realtà e fantasia. Dobbiamo sostenere il divertimento infantile cercando spazi che permettano il movimento, l’aggregazione di gruppo, la sicurezza, ma anche l’esplorazione. Dobbiamo essere attenti osservatori, possibili riferimenti, rispettando e non intervenendo se non necessario nelle dinamiche, nei piccoli conflitti, nella fatica di organizzarsi. Dobbiamo intervenire a sostenere il gioco nei momenti di stallo o di difficoltà, con proposte, suggerimenti, facilitando la soluzione ma rispettando il sentire dei bambini. Dobbiamo fare in modo che il tempo di gioco insieme, anche se poco, sia un tempo di vera relazione, in cui riusciamo a recuperare quel senso di distacco dai vincoli della realtà che consente di immergersi nella situazione. E di divertirsi.